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Così come il "pedante", il "cortigiano" o il "dotto", la figura atipica e colorata del buffone è da sempre presente nelle novelle rinascimentali. Sin dall'antichità, infatti, compito dei buffoni era di divertire, con i loro comportamenti ridicoli e grotteschi, i sovrani e i signori che li mantenevano. Utilizzando non solo attitudini personali, come la prontezza di parola e l'arguzia, ma persino menomazioni ritenute comiche o divertenti, erano per esempio destinati a quel mestiere i nani e i gobbi, o persone in qualche modo deformi come gli obesi, i buffoni dovevano attirare l'attenzione del pubblico e scatenare il riso. Ferdinando Gabotto ripercorre in questo saggio l'evoluzione della figura del buffone nella Commedia dell'Arte, soffermandosi soprattutto sul caso del Gonnella. In appendice "Le buffonerie del Gonnella".